A distanza di 23 mesi dal suo lancio, avvenuto a fine Luglio 2013, Bitquota ha chiuso le sue operazioni, distribuendo l’ultimo dividendo composto dalla liquidazione dell’hardware dismesso.
Il senso di Bitquota, alla sua nascita, era quello di un semplice acquisto di gruppo: unire gli sforzi economici per mettere in funzione un miner circa 10 volte più potente di tutti gli altri in commercio, ma anche 10 volte più costoso e quindi fuori dalla portata di tutti “i piccoli”. Economie di scala: meno spazio occupato, centralizzazione di gestione e manutenzione, maggiore potenza di calcolo per watt*ora consumati. Questa probabilmente è la ragione per cui tutte le share disponibili sono andate vendute in pochissime ore.
Strada facendo abbiamo scoperto che invece è stato molto di più: un acquisto di gruppo fatto in crowdfunding, confluito in una pseudo DAC (Digital Autonomous Corporation) che in automatico produceva, inviava e certificava i dividendi, lasciando al team Bitquota l’unico onere di comunicare l’ammontare di bitcoin minati durante il lasso di tempo relativo.
Bitquota ha offerto innovatività in svariati campi, qualcosa che oggi nella finanza tradizionale ancora non esiste.
Trasparenza: il prodotto minato è stato direzionato, per i 20 mesi di attività, sempre sullo stesso indirizzo Bitcoin, permettendo a tutti di verificare in tempo reale il regime di produzione e i dividendi.
Accountability: la matematica deterministica offerta dalla blockchain ha certificato ogni singolo pagamento e vigilato sul saldo del wallet, riducendo la necessità di fiducia nei confronti dei gestori.
Trading: gli asset Bitquota sono stati scambiati spontaneamente dai loro possessori, come dei titoli, soggetti a domanda/offerta e valore di mercato.
Bitquota, in piccolo con il suo ridottissimo numero di sostenitori, ha dimostrato che ci sono nuovi modi di fare aziende, nelle quali la raccolta, gestione e suddivisione dei capitali può essere trasparente, equilibrata e certificata secondo le leggi della matematica.
Oggi forse la decentralizzazione nel mining ha perso un altro nodo, favorendo le grandi mining farm che invece proseguiranno le loro operazioni, ma qui resterà la testimonianza di cosa la blockchain può mettere al servizio di tutti noi in ambito finanziario e gestionale.
Se vi sarà l’opportunità, saremo felici di tornare tra queste pagine e raccontarvi un’iniziativa che possa migliorare ulteriomente quanto realizzato fin qui.
Nel frattempo grazie a tutti per aver condiviso insieme questa avventura.
Stefano Pepe
Bitquota founder & CEO